Tre cose mi sono difficili,
anzi quattro, che io non comprendo:
il sentiero dell’aquila nell’aria,
il sentiero del serpente sulla roccia,
il sentiero della nave in alto mare,
il sentiero dell’uomo in seno a una giovane madre (Proverbi 30, 18-19).
L’aquila come simbolo
“Secondo un’interpretazione largamente diffusa, l’aquila come regina dell’aria, possedeva rispetto agli uccelli la maggior forza, volava più in alto di tutti e aveva gli occhi più acuti; i raggi del sole non potevano accecarla.
Così essa apparve ai popoli più svariati ...” scrisse Heinz-Mohr nel Lessico di iconografia cristiana, proseguendo a ricordare l’aquila nella mitica lotta con il nemico serpente (che vince e tiene tra gli artigli), come simbolo del vento, come segno di onnipotenza e onniscienza e guida alle più alte divinità. L’aquila fu anche attributo di Giove, insegna dell’imperatore romano; e “si dice che l’aquila imperiale tedesca sia stata elevata da Carlo Magno a simbolo dell’impero, secondo il modello romano, durante la sua incoronazione nell’800. Nel 1345 l’aquila bicipite venne assunta nello stemma imperiale tedesco”.
Nella scheda Heinz-Mohr inoltre definiva l’aquila come attributo dell’evangelista Giovanni che viene raffigurato per lo più giovane, e associato ad essa perchè secondo i bestiari l’aquila, per rinnovare le forze, si immergeva in una fonte di giovinezza. Rappresentò quindi il rinnovamento, il ritorno alla giovinezza dello spirito e nel suo rapporto con il sole fu simbolo di resurrezione ...
Nella nostra letteratura anche Dante (Inf. 4-96) la vide come segno dell’innalzamento verso idee superiori e ricordò Omero “signor dell’altissimo canto / che sovra gli altri com’aquila vola, e Costantino che “l’aquila volse / contr’al corso del ciel ...” (Par 6, 1).
L’orgoglioso Michelangelo poetò: I’ mi credetti, il primo giorno ch’io / mira’ tante bellezze uniche e sole / fermar gli occhi com’aquila nel sole.
Maria come aquila nel cielo
L’aquila cristiana, che volò molto in alto e che invitò a salire al cielo, alla perfezione, a liberare le ali dal peso delle cose transitorie e terrene, fu messa dai teologi in relazione con Maria (v. la Polyanthea Mariana).
San Bernardo la disse semplicemente l’aquila singolare e dalle grandi dimensioni e dalle ali eccelse (singularis ... grandis magnarum alarum).
Riccardo da San Lorenzo, canonico francese († ca 1260, De laudibus Virginis), ne parlò più copiosamente, secondo vari aspetti.
AQUILA, quæ ad præceptum Domini elevata est in sua assumptione, quando scilicet ascendit super Cherubim, id est, super choros Angelorum, et super omnem intellectum humanum.
AQUILA, che al comando del Signore fu innalzata nella sua assunzione, quando ascese sopra i cherubini, cioè sopra i cori degli angeli, e sopra ogni umano intelletto.
AQUILA, quia instar aquilæ in arduis posuit nidum suum, Iob. 39. id est, in excelsis virtutibus conversationem suam, et cor suum in præruptis silicibus, id est, in Angelis, de quibus prærupti fuerunt superbientes Angeli, quia conversatio eius semper fuit in cælo, et inde contemplatur escam suam, id est, refectionem mentis suæ, scilicet ipsum DEUM ut eo frueretur, et ideo de hac aquila dicitur, quod oculi eius de longe prospiciunt in excelsis etiam mentibus, et elevatis à terra per mundi contemptum diligit hæc Aquila per gratiam habitare.
AQUILA, perché come un’aquila pose il suo nido sui luoghi scoscesi (Giobbe 39), cioè, in alte virtù la sua familiarità, e il suo cuore in rocce scoscese, cioè negli angeli – per la qual cosa gli angeli orgogliosi precipitarono, perché la sua familiarità era sempre in cielo –, e da lì contempla il suo cibo, cioè il ristoro della sua mente, ovvero DIO stesso, affinché ne possa godere, e perciò si dice di quest’aquila che i suoi occhi guardano da lontano anche nelle menti elevate e sollevate da terra per il disprezzo del mondo; quest’aquila ama dimorare per grazia (= dono).
AQUILA, quia si Aquila cæteras ares [sic, aves] præcellit in volatu, et solis aspectu, MARIA sanctos cæteros in volatu, contemplationis, et aspectu solis Iustitiæ,id est, filij sui, qui lucem habitat in accessibilem quo videlicet lux in ipsa fuit abscondita, et quod ipsa nobis accessibilem fecit, vicinius atque limpidius contemplatur.
AQUILA, perché se l’aquila supera gli altri uccelli nel volo e nella vista del sole, MARIA (supera) gli altri santi nel volo, nella contemplazione e nella vista del sole di Giustizia, cioè suo Figlio, che dimora nella luce accessibile, cioè dove la luce fu nascosta in lei e che lei stessa rese accessibile a noi, ed è contemplata più da vicino e più chiaramente.
AQUILA, quia si Aquila ditissimum facit nidum suum ponens in eo lapidem amethystum, MARIA in nido suo, id est, in corde posuit amethystum, videlicet fidem, qua concepit filiam DEI. Luc.1. Beata,quæ credidisti, vel ditissimum virtutibus, et donis optimis facit nidum suum, id est, cor quod inhabitat per gratiam, ut verè dicere possit, qui ipsam spiritualiter hospitatur, illud Sap.7. Venerunt mihi omnia bona pariter cum illa.
AQUILA, perché se l’aquila fa il suo nido ricchissimo, ponendovi la pietra ametista, MARIA nel suo nido, cioè nel suo cuore, pose l’ametista, cioè la fede, che concepì il figlio di DIO (Luca 1. Beata colei che ha creduto), e fa del suo nido il più ricco di virtù e dei migliori doni, cioè il cuore che dimora per grazia, così che colui che la ospita spiritualmente possa dire con verità (Sapienza 7): Tutti i beni mi sono venuti insieme a lei.
AQUILA, quia si aquila expellit serpentes, et venenum, MARIA expellit à se serpentes, et venenata spiritualium vitiorum, quæ nunquam ad mentem eius ingredi potuerunt, fuit enim mulier timens DEUM. Prov. ult., et Eccl. dicitur, timor Domini expellit peccatum, id est, intrare non sinit, expellit etiam à famulantibus sibi serpentes et venenata, iuxta illud Marci infine: in nomine meo dæmonia ejicient.
AQUILA, perché se l’aquila scaccia serpenti e veleno, Maria scaccia da sé i serpenti e il veleno dei vizi spirituali, che non potevano mai entrare nella sua mente, perché era una donna timorata di DIO. Proverbi ed Ecclesiaste dicono che il timore del Signore scaccia il peccato, cioè non gli consente di entrare, scaccia persino i serpenti e il veleno da coloro che Lo servono, secondo quanto dice Marco alla fine: Nel mio nome scacceranno i demoni.
AQUILA, quia si aquila optimè procurat pullos perdicibus, leporibus, et huiusmodi, MARIA procurat optimè filios spirituales, quos adoptat per gratiam cibo devotionis, vino consolationis, et compunctionis, pane lachrymarum; et huiusmodi, et hoc pastu dignos reddit carne et sanguine unigeniti sui.
AQUILA, perché se l'aquila provvede meglio ai piccoli suoi con pernici, lepri, ecc., Maria provvede meglio ai figli spirituali, che adotta per grazia con il cibo della devozione, il vino della consolazione e della compunzione, il pane delle lacrime ecc., e li rende degni di questo cibo nella carne e il sangue del suo unigenito Figlio.
AQUILA, quia si aquila ubicumque fuerit cadaver statim adest. Iob. 3., MARIA respiciens misericorditer ad cadaverosos peccatores, ipsam humiliter invocantes advolat duabus alis pietate, et compassione, ut patet in Theophilo.
AQUILA, perché se l'aquila ovunque si trovi il cadavere è immediatamente presente (Giobbe 3) MARIA, guardando con pietà i peccatori cadaverici che la invocano umilmente, vola verso di loro con due ali di pietà e compassione, come appare in Teofilo.
AQUILA, quoniam si aquila regina volucrum, MARIA regina angelorum contemplativorum et virginum.
AQUILA, perché se l'aquila è regina degli uccelli, MARIA è regina degli angeli, dei contemplativi e vergini.
San Bernardino da Siena († 1444) scrisse nel Sermone dell’Assunzione che Maria era:
AQUILA super omnes aves elevata, quia omnes quoscumque superavit sapientia.
AQUILA elevata sopra tutti gli uccelli, perché la sapienza ha superato tutti.
E Maurizio da Villaprobata nella Corona Nuova (1512) la disse:
AQUILA divina, quæ duos lapides fervorem, scilicet, charitatis, et humillimam virginitatem in nido sui cordis posuit, et sic æternum DEI filium, sine aliqua suæ integritatis violatione parturivit.
AQUILA divina, che pose due pietre, il fervore, cioè la carità, e l'umile verginità nel nido del suo cuore, e così diede alla luce l'eterno Figlio di DIO, senza alcuna violazione della sua integrità.
Infine San Tommaso da Villanova († 1555) ne parlò come:
AQUIILA perspicacissima, tam vivax et potens visu, ut irreverberata acie solem lucidissinum speculetur.
AQUILA perspicacissima, così viva e potente nella vista, che con occhio non offuscato contempla il sole splendente.
***
Nel Riposo durante la fuga in Egitto (v. il particolare in prima pagina) Caravaggio dipinse la Madonna che si ristora con il Figlio accanto all’angelo violinista e alla sua ala – che è un’ala di aquila.
In questo dettaglio ci sembra che il pittore comprenda il concetto dell’altissimo volo dell’aquila-sapienza e, nel rammentarne la sensibilità, vogliamo pensare che se ne sia tenuto conto nel giudicarne l’irrequieta vita ...
Paola Ircani Menichini, 17 ottobre 2025. Tutti i diritti riservati.
L'articolo in «pdf»